L’energia nucleare è davvero così inquinante come vogliono farci credere?
L’energia è la linfa vitale di una nazione. Se manca ci possiamo scordare i beni primari che diamo per scontati: benessere, salute, cibo, industrie e comunicazioni.
Se per disgrazia si attivassero i tasti “off” dell’elettricità e del gas in un attimo vedremmo crollare economie, governi e, alla fine, la nostra società.
Senza una fonte continua di energia basta poco per passare dai “balletti su Tik Tok” all’andare a far legna nei boschi.
Siccome ci siamo lasciati il Medioevo alle spalle da tempo e siamo una società, e una civiltà, proiettata verso una richiesta energetica sempre maggiore qual è l’unica fonte veramente sostenibile, sicura, abbondante ed economica? Semplice: l’energia nucleare.
Oddio! Il nucleare! Che mostruosità! E’ una parola che non si può pensare, figuriamoci pronunciare! Questo ovviamente in Italia, perché in buona parte del mondo o è una realtà o lo sta diventando.
Global status of nuclear deployment as of January 2022: Operating reactors, building new reactors – Operating reactors, planning new build – No reactors, building new reactors – No reactors, planning new build – Operating reactors, stable – Operating reactors, – Civil nuclear power is illegal – No reactors.
Da noi si sognano tetti coperti e campi coltivati con pannelli fotovoltaici, colline ecologicamente disseminate di lucenti pale eoliche, ben sapendo che queste fonti possono rappresentare una soluzione per piccole e medie realtà, ma restano sempre dei “piccoli orticelli” fra distese di enormi campi affamati di energia.
La cementificazione (pannelli e pale necessitano di solide basi), lo stravolgimento del paesaggio, la manutenzione continua, la pulizia costante, i fattori climatici (resina, vetro e grandine non si amano molto) sono piccoli problemi marginali, del tutto trascurabili.
Parliamo tanto di sostenibilità, ma ne conosciamo il vero significato? Leggiamo la Treccani:
“…la sostenibilità implica un benessere (ambientale, sociale, economico) costante e preferibilmente crescente e la prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale”.
In sostanza è un termine che copre molti fattori e che presuppone la necessità di fonti pulite, sicure, abbondanti, costanti ed economiche.
Ma esattamente, oggi, cos’è e com’è l’energia nucleare? Ho girato i quesiti ad un ingegnere che lavora da anni a contatto con il “nucleare”: Giulio Gennaro, Chief Technical Officer della Core Power (Chiswick, London – UK).
“Lo dico subito senza preamboli: se valutiamo tutte le risorse energetiche con i relativi costi-benefici-danni ci rendiamo conto che il nucleare è l’unica fonte abbondante, pulita e sicura.
In relazione alla sicurezza chiariamo che ci sono stati più molti più morti per uso di carbone, petrolio, gas naturale (ma anche idroelettrico) che per il nucleare.
Partiamo però dal problema principale dell’energia, per essere veramente sostenibile essa deve essere sufficientemente abbondante, indirizzabile, istantaneamente fruibile, sicura ed economica. Se uno di questi fattori diventa insufficiente, o viene a mancare, allora quella fonte energetica diventa un problema e non una soluzione”.
“Vorrei poi sfatare un luogo comune: essere favorevoli al nucleare non significa essere contrari alle fonti rinnovabili. Solare ed eolico sono valide fonti di complemento, ma non possono essere la base energetica di una nazione proprio per una questione di aleatorietà nella produzione, in parole povere eolico e solare producono quando e quanto possono, mentre la nostra società necessita di energia a comando, immediatamente disponibile, e nella quantità richiesta”.
“La domanda da porsi oggi è: qual è il livello di rischio con cui possiamo convivere? Parto da un dato di fatto: le radiazioni ci sono sempre state e fanno parte del naturale processo vitale del pianeta.
Ogni volta che prendiamo un aereo, che facciamo una lastra o una risonanza, che telefoniamo siamo immersi nelle radiazioni”.
“Un edificio in mattoni o cemento emette radiazioni, il terreno stesso su cui camminiamo e l’acqua sono radioattivi; e se mangiamo una banana, beh, pure quella è radioattiva”.
“Altra frase di rito: le scorie radioattive durano per millenni! Vero. Anche le sostanze chimiche sono nocive per secoli o millenni, ma le usiamo quotidianamente senza troppi scrupoli.
La differenza è che una volta che la scoria nucleare viene trattata e stoccata, lì resta, e non ha la possibilità di entrare nell’ecosistema. Le scorie chimiche e i particolati no, quelli continuano ad inquinare aria, acqua e terra per i secoli dei secoli, intaccando direttamente l’ambiente e la salute di tutti”.
“Semplicemente siamo portati ad accettare i danni collaterali dei prodotti chimici quale “prezzo da pagare” per mantenere ed incrementare il nostro benessere.
Ricicliamo e differenziamo nella convinzione che questi atteggiamenti ci rendano “green friendly”, ed è vero: siamo molto più consapevoli ora di quanto lo eravamo due o tre generazioni fa, ma non basta, perché in realtà siamo una minoranza.
Oggi abbiamo molte nazioni che si stanno affacciando al “boom economico”, centinaia di milioni di persone che sono affamate quanto lo eravamo noi negli anni ’60 di prodotti che dimostrino il raggiunto benessere, e per soddisfare questa enorme richiesta globale le industrie lavorano giorno e notte, consumando risorse e generando emissioni”.
“In Africa, Asia e Sud America i danni sono sotto gli occhi di tutti, ma restano luoghi lontani, ci si indigna, si punta il dito scandalizzati contro i governi di turno e poi si finisce per scegliere l’isoletta o il resort migliore dove andarci in vacanza”.
“Non possiamo impedire a queste popolazioni di raggiungere in livello di consumi e prosperità simile al nostro.”
“Torno al nostro tema sfatando un altro “cavallo di battaglia”: la fusione nucleare. Le centrali a fusione saranno meravigliose e porteranno ad una rivoluzione energetica senza precedenti. Le costruiremo quando potremo costruirle, e nel frattempo? Il fatto è che la maggioranza di coloro che nomina la fusione lo fanno per impedire, oggi, che vengano costruite centrali a fissione. Ma il meglio è il nemico del bene, e più ci attardiamo a costruire centrali nucleari, più saranno le emissioni inquinanti dovute a carbone, petrolio, e gas”.
“Attualmente ci sono 164 centrali attive in 32 paesi, di cui 13 fanno parte dell’Unione Europea. Altre nuove centrali sono in costruzione in Bangladesh, Cina, Giappone, Turchia e Regno Unito. A queste si sommano circa 200 reattori navali militari”.
“Gli incidenti occorsi a reattori civili hanno coinvolto unicamente centrali di prima generazione, costruite negli anni ’70, cioè progettate più di cinquant’anni fa!”.
“Il nucleare di oggi è arrivato alla generazione III+, e si stanno già costruendo centrali sperimentali di generazione IV, per esempio lo Shidao Bay I in Cina: un reattore a gas ad alta temperatura (HTGR), da 500 MW che e’ stato connesso alla rete nel dicembre 2021”.
“Sono allo studio, altre tipologie di reattori avanzati, capaci di sfruttare l’uranio molto più di quanto non si riesca a fare ora, producendo minori quantità di scorie (comunque un’inezia rispetto ai rifiuti di altre industrie) e di vita minore (30 anni contro migliaia). Si stanno anche studiando centrali capaci di “bruciare” le scorie dei reattori convenzionali, riducendo di molto anche questo impatto, che peraltro è molto più emotivo che nei fatti.
“Stati Uniti e Canada stanno progettando nuove centrali molto piccole, a ridottissimo impatto ambientale, per fornire energia illimitata nelle regioni dell’Alberta, della British Columbia e dell’Alaska”.
“A New York si studia una centrale-torre dove l’acqua di raffreddamento viene recuperata tramite un ciclo di osmosi naturale con le piante che rivestono l’interno delle strutture”.
“Si obbietta spesso che i costi del nucleare siano alti, ed è in parte vero, ma con qualche distinguo. Da un lato la stessa industria nucleare ha reso il nucleare sempre più caro per certificazioni e controlli, usando la sicurezza come un cavallo di Troia per ottenere sempre maggiori sovvenzioni statali. Dall’altro lato c’è la questione dell’economia di scala: nei decenni passati si è puntato su reattori sempre più grandi per calmierare i costi, questo ha portato a costruire prototipi in esemplare unico o in piccolissimo numero, con risultati non buoni, soprattutto in fatto di costi e di tempi di costruzione.”
“Laddove c’è stata una buona pianificazione (Francia, Svezia, Sud Corea, e da ultimo gli Emirati Arabi Uniti) che ha previsto la costruzione di una serie di reattori uguali sia i costi sia i tempi di costruzione sono andati via via riducendosi.
La moderna tendenza è quella di utilizzare reattori più piccoli, ma modulari (Small Modular Reactors), che non sono costruiti e controllati in situ, ma in fabbrica, e poi installati. In questa maniera si aumenta la qualità e l’efficienza della costruzione nucleare, riducendo la complessità delle opere civili che possono essere realizzate in modo sequenziale, riducendo i tempi tra l’inizio dei lavori e l’inizio dell’erogazione di energia.”
“Un altro concetto interessante a cui stiamo lavorando, e che si lega intimamente con gli SMR, sono le “floating nuclear power plant”, cioè centrali nucleari galleggianti, ancorate a media distanza dalle coste e collegate alla terraferma con cavi sottomarini.
Questa soluzione offre diversi vantaggi: non c’è bisogno di grandi opere per il sistema di raffreddamento, la cantieristica navale è più produttiva di quella civile e si possono usare moduli costruiti in serie.
Un altro grande vantaggio, anche in termini di sicurezza, è che il mare rappresenta una fonte di raffreddamento infinita, senza l’inquinamento termico dei fiumi, o scarsità d’acqua; un problema che attualmente affligge alcune centrali francesi.
La Russia ha già costruito una centrale di questo tipo, e ne ha in programma altre. Anche Cina, Corea del Sud e Giappone stanno valutando questa possibilità, che personalmente riterrei perfetta per l’Italia.”.
“Finalmente, a luglio di quest’anno, la comunità europea ha inserito il nucleare nella lista degli investimenti sostenibili: cioè l’energia nucleare è stata inclusa nella tassonomia «green»”.
Nel 1987, con un referendum indetto sull’onda del disastro di Cernobyl (1986), e “drogato” dalla paura, l’Italia ha detto no alle centrali nucleari.
Tra il 1988 e il 1990 i Governi Goria, De Mita e Andreotti VI, con la chiusura delle tre centrali di Latina, Trino e Caorso, posero termine all’esperienza nucleare italiana.
Considero i referendum uno strumento valido, ma allo stesso tempo una sconfitta della politica. Un’ammissione da parte dei governanti di aver paura di scegliere ciò che è meglio per la nazione e quindi di decidere ascoltando la “casalinga di Voghera” invece che i tecnici competenti.
Perché su certi argomenti, in questo caso il nucleare, le scelte andrebbero fatte pensando al benessere del paese e guardando al futuro, non sull’onda dell’emozione e dei voti.
Nel giugno 2011 un secondo referendum bandì dall’Italia ogni forma di attività legata all’energia nucleare.
Dopo trentacinque anni l’Italia, che è l’ottava potenza mondiale per PIL, si ritrova con la più alta dipendenza energetica dall’estero: le importazioni da altri Paesi di combustibili fossili, ovvero petrolio, gas e carbone, coprono ben il 78% del fabbisogno nazionale, a fronte del 22% soddisfatto dalla produzione nazionale.
Ad oggi sono prodotti 0,8 gigawatt di energia rinnovabile contro i 70 che si dovranno realizzare entro il 2030 per avviare la transizione ecologica. Tuttavia le richieste di connessione a Terna, il più grande operatore di reti per la trasmissione di energia elettrica in Europa, hanno raggiunto i 146 gigawatt: più del doppio di quello che dovremmo produrre.
Attualmente la durata dell’iter burocratico per approvare un parco eolico o fotovoltaico è di 6-7 anni. Sul tavolo dei ministri sono presenti 40 progetti per 6 gigawatt, autorizzati dal Ministero dell’Ambiente, ma bloccati dal Ministero della Cultura, e non si conoscono né le motivazioni dell’intoppo né le variabili richieste.
Un ulteriore elemento che complica l’approvazione di un parco eolico o fotovoltaico è il paesaggio: i progetti che impattano sulla vista panoramica, o che pregiudicano paesaggi ritenuti simbolici per la loro bellezza intrinseca, sono bocciati.
Inoltre gli impianti di energia sostenibile non possono essere realizzati nelle aree sottoposte a vincoli naturali o storici.
Infine, gli investimenti sulle energie rinnovabili sono ostacolati anche dal cosiddetto “divieto di accumulo”, perché la legge impedisce al distributore di energia di immagazzinare l’energia rinnovabile in eccesso.
L’attuale crisi energetica europea, poco importa se causata da guerre o speculazioni, sta mettendo in ginocchio il sistema industriale italiano, un complesso mosaico fatto di grandi, medie e piccole imprese in larga parte interdipendenti fra loro.
Ad oggi le soluzioni offerte dalla politica sono prive di una visione futura sul lungo corso, e si risolvono in tamponi utili per transitare da una legislazione all’altra.
Il rischio è quello di assistere impotenti all’esodo di interi comparti industriali verso nazioni che offrono non solo incentivi, ma certezze.
Chiudo questo articolo con la riflessione di una donna che ho sempre ammirato moltissimo Margherita Hack.
“In Italia il pericolo grosso del nucleare siamo noi italiani, perché si ha l’abitudine di pigliare tutte le cose sotto gamba. Si ha tanta paura del nucleare e poi milioni di abitanti vivono intorno alle falde del Vesuvio, che non è morto, è bello vivo, e se sono decenni che non esplode, il giorno che esploderà sarà un vero disastro. La paura dell’atomo è dovuta all’ignoranza, ma l’Italia ha bisogno di questa energia.
Io sono un’ambientalista, e so che l’energia nucleare inquinerebbe molto meno del petrolio, del metano e del carbone, a cui ricorriamo visto che non disponiamo del nucleare”.
Qui il link alla società Core Power
Qui il link sulla relazione annuale 2021 sulla situazione energetica nazionale.