La simbiosi è la convivenza di più organismi diversi nello stesso habitat. Credo non esista migliore definizione per la Laguna di Venezia
Come due organismi la laguna di Venezia e la Serenissima sono vissute per secoli in un legame indissolubile, alimentando un delicato e perfetto interscambio: la città si prendeva cura della laguna e questa, a sua volta, nutriva e proteggeva la città.
Cinquecentocinquanta km quadrati, di cui l’8% formati da isole, compresa Venezia, l’11% da acqua e l’80% da piane di marea (bassi fondali sedimentari che emergono e scompaiono seguendo il ritmo delle maree). Queste sono le misure della più grande laguna del Mar Mediterraneo.
Come una matrioska è un ecosistema che racchiude al suo interno tanti altri ecosistemi delicatissimi.
Se Venezia è una città unica al mondo lo deve proprio alla laguna che la circonda. Tutti conosciamo le meraviglie della città: Piazza San Marco, con la sua Basilica ed il Palazzo Ducale, il Canal Grande ed i palazzi che vi si affacciano, il ponte di Rialto, le calli e via discorrendo; luoghi che sono l’anima stessa della “venezianità”.
Ma cosa sappiamo del cuore, dei polmoni e delle arterie che alimentano questa fantastica babilonia galleggiante, così lontana dal mondo e dal tempo da sembrare immobile e imperitura?
L’intervista
Ci aiutano a capirlo Giulia Moraschi, Direttore Tecnico di eAmbiente Group, e Andrea Vianello, ingegnere veneziano, precisamente pellestrinotto doc, e grande appassionato di ambiente.
Parto da lontano: la Laguna Veneta non è solo Venezia e viceversa. Quando incidono e quanto pesano l’una sull’altra?
“Esattamente! Venezia non è solo Venezia, non è solo città, ma un habitat lagunare: precisamente la “conterminazione lagunare” termine che affonda le sue radici al tempo della Repubblica Serenissima, ma più che mai attuale. La conterminazione (N.d.A. confine lagunare) era ed è tuttora contrassegnata ovunque lungo i margini della laguna attraverso una serie di cippi in cotto del 1610. Il governo della serenissima nei secoli ha regolato il continuo gioco delle acque, cambiandone il corso, deviando i fiumi per evitare l’interramento della laguna stessa”.
“Ecco che in termini ingegneristici diventa importante contrassegnare l’oggetto di studio, oggetto di tutela e di salvaguardia, promulgando anche pene pesanti per coloro i quali intendessero arrecare danno alle difese di Venezia dalle acque. Ecco che la conterminazione lagunare non può avere solo un significato geografico, ma anche politico oggi più che mai attuale: le scelte che l’uomo fa sul territorio, anche se a molta distanza dalle isole del centro storico di Venezia possono avere delle conseguenze enormi su tutto il territorio lagunare”.
“Oggi gli effetti teorici derivanti dai modelli scientifici di cambiamento climatico ci descrivono una situazione in cui il regime lagunare, così come conosciuto nell’ultimo secolo, e la sua ricca biodiversità non potranno convivere”.
“Interessante è il dibattito che si sta articolando sul destino di questo equilibrio instabile: la necessità impellente, a detta dei biologi e degli scienziati, sembra essere quella di scegliere se dire addio al regime lagunare permettendo un suo interramento oppure innalzare delle barriere sul modello olandese, che comporterebbero via via la fine della biodiversità”.
“Il legame tra Venezia e la sua laguna è sempre stato un alternanza tra il governo delle acque e la tutela della biodiversità che ha garantito lo sviluppo della città e l’autosufficienza alimentare”.
“Per esempio, ancora oggi l’isola di S. Erasmo è “l’orto di Venezia”, a vocazione prevalentemente agricola, dove si coltivano prodotti di eccellenza come il carciofo violetto di Sant’Erasmo, chiamato anche castraura. Come in passato, nei periodi di raccolta si possono scorgere le processioni di barche che dalle isole vanno a vendere i loro prodotti al mercato di Rialto”.
“Quindi non può esserci un disinteressamento di Venezia per la laguna, né si può parlare di pesi, ma di equilibri”.
“Le isole ad est formano la naturale barriera difensiva dal mare per la città che in un’ottica simbiotica non può ignorarle, ma deve necessariamente curarle, dedicandosi alla manutenzione e al risanamento di micro sistemi unici in Italia”.
Per secoli la Serenissima riuscì in quel miracolo che fu l’equilibrio fra la presenza umana e la gestione del sistema lagunare, oggi cos’è cambiato?
“È mancata la lungimiranza”.
“Già nel 1962 Armando Scarpa, con il libro “Si vuol distruggere Venezia e la sua Laguna” denunciò il cattivo stato delle difese di Pellestrina e Lido di Venezia, i Murazzi e il considerevole aumenti dei “pennelli”, ovvero quelle opere posizionate a difese della spiaggia costantemente erosa dal mare”.
“Lo stesso Scarpa denunciò poi la legge 20/10/1960 per l’ampliamento del Porto e zona industriale di Marghera, grazie alla quale si aumentò la profondità di scavo della bocca di porto di Malamocco e che modificò l’equilibrio delle correnti. Tale effetto, dovuto alla profondità del canale, rese necessaria la costruzione della così detta “palà delle ceppe”: la barriera che chiude parzialmente la bocca di porto di Malamocco. Conseguente a questa opera fu lo scavo del Canale dei Petroli oggi percorso da tutta la navigazione mercantile”.
“E’ da quella trasformazione che possiamo affermare che la laguna veneta “dei serenissimi” già non esisteva più”.
“D’altra parte è ricchissima la quantità di piccole aree umide di pregio che costellano l’ambito lagunare. Ne è un esempio significativo il sistema dunoso lungo circa 2 km, che si estende dai Murazzi alla diga degli Alberoni, situato in prossimità della bocca di Malamocco, che ospita l’oasi delle dune degli Alberoni, protetta dal WWF dal 1997, che ricopre una superficie di 160 ettari all’estremità sud dell’isola del Lido”.
“Si tratta di un ambiente di grande interesse ecologico-naturalistico frequentato da una ricca avifauna e che fino ad un recente passato, era occupata dal mare”.
“Infatti la spiaggia si è formata solo in seguito alla costruzione, nel 1872, della diga Nord della Bocca di Malamocco a ridosso della quale la corrente marina ha accumulato enormi quantità di sedimenti sabbiosi. I venti da nord-est hanno poi modellato il sistema di dune che è diventato l’habitat di un sistema floro-faunistico con caratteristiche endemiche, esclusive del litorale veneziano. Procedendo dal mare verso l’interno, l’area si caratterizza per il susseguirsi di habitat marittimi che culminano con un vasto ambiente boscato di pineta, creato da un rimboschimento del dopoguerra e oggi gestito dai Servizi Forestali Regionali”.
Come salvaguardare l’ecosistema di una laguna dove la presenza umana è una componente imprescindibile?
“Forse è il termine “salvaguardia” che può essere fuorviante: credo che la risposta stia nel ragionare non solo in un’ottica conservativa dei beni culturali, ma allargare la visione per comprendere quali siano oggi le trasformazioni naturali già in atto alla luce degli scenari di cambiamento climatico che sono ormai ineluttabili, e come poterli affrontare non solo in un’ottica emergenziale. Tutto questo vale sia per la tutela della laguna stessa, sia per la salvaguardia della salute umana dei suoi abitanti e dei suoi flussi antropici”.
Nell’immediato futuro la laguna che problemi deve affrontare?
“Gli studi scientifici predittivi, tra cui spicca il sesto rapporto dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) che valuta gli impatti dei cambiamenti climatici esaminando gli ecosistemi, sono ormai concordi sul fatto che il clima si sta già tropicalizzando: l’habitat lagunare sarà quindi sottoposto a temperature sempre più elevate nell’intero corso dell’anno con precipitazioni violente e abbondanti concentrate in periodi ricorrenti. Gli eventi di una certa intensità e gli eventi estremi tipici di questo nuovo clima avranno tempi di ritorno più frequenti, e il livello del mare si alzerà; ad oggi le stime valutano un aumento medio di circa 82 centimetri al 2100”.
“Cominciare oggi a programmare e progettare interventi avendo chiara questa premessa, è una chiave per rendere tutto l’ecosistema lagunare sia più consapevole sia più resiliente e adattato per il nuovo scenario: il percorso di sviluppo che intraprenderemo, modificherà sensibilmente la nostra Laguna”.
Sono trascorsi due millenni da quando l’uomo scelse di stabilirsi nella laguna veneta. La Serenissima è l’ultima, e la più spettacolare delle creazioni.
Prima di lei Heraclia, Altino e Torcello brillarono per prestigio e splendore nel firmamento lagunare, salvo poi scomparire a causa dei mutamenti climatici, dell’insabbiamento o dell’innalzamento delle acque; luoghi il cui destino fu segnato dalla stessa laguna che gli aveva dato vita.
Solo Rivoalto (sorta nel 421 d.C.) è sopravvissuta, punto d’origine della Venezia marittima, sovrana per oltre un millennio dei traffici nell’Adriatico e nel Mediterraneo: una porta aperta verso le ricchezze dell’Oriente.
Per secoli la laguna è stata lo scudo che ha protetto la città, permettendogli di crescere e prosperare, ma oggi la Serenissima Repubblica non c’è più.
Oggi c’è il riscaldamento globale, e ci sono i risultati di politiche di tutela inefficaci nel contrastare e bilanciare le mutazioni economiche ed ambientali di un territorio delicatissimo.
Johann Wolfgang Goethe, nel suo “Viaggio in Italia” (1786-1788), descrisse alla perfezione sia la genesi della laguna sia i motivi della sua ipotetica e futura estinzione:
“La laguna è opera antica della natura. Dapprima la marea, il riflusso e la terra in azione reciproca, quindi il progressivo abbassamento delle acque preistoriche, fecero sì che all’estremità superiore dell’Adriatico si formasse una considerevole zona paludosa, che, dopo esser stata sommersa dall’alta marea, viene parzialmente lasciata libera dal riflusso. L’arte umana s’impadronì dei punti più eminenti, e così nacque Venezia, collegando in sé cento isole, circondata da cento altre”.
Ciò che è stato fatto, o non è stato fatto, sino ad oggi fa già parte del passato. Qualunque sia la strada da percorrere sarà costellata di scelte difficili, forse impopolari, ma necessarie, e più che mai urgenti, perché oggi è già domani.
Venezia è uno straordinario museo a cielo aperto avvolto da un ecosistema unico al mondo. Parafrasando Aristotele:
“La dignità non consiste nel possedere la bellezza, ma nella consapevolezza di meritarla”.
Meritiamoci Venezia.