Goffi ma sentimentali: i personaggi illustrati da Valeria Petrone suscitano emozioni a prima vista. Le sue opere possono essere ammirate su EL, 24 ORE Cultura ed EMME Edizioni, solo per citarne alcuni
Romagnola e cosmopolita, Valeria Petrone è tra le illustratrici più influenti del momento. I suoi lavori sono animati da un dettaglio non trascurabile nell’illustrazione: il sentimento. Ogni suo personaggio, che sia buffo o meno, mostra ai suoi lettori una carica di pathos, suscitando emozioni a prima vista. Se è vero il suo legame per le illustrazioni de “Il Pittore” di Gianni Rodari, è altrettanto certo che per “Project Room #07” ci ha messo tutta se stessa.
Valeria, ricordi ancora la tua prima illustrazione?
Subito dopo la scuola a Milano ho lavorato per un breve periodo per alcune agenzie pubblicitarie realizzando le mie prime illustrazioni, ma quelle che ricordo meglio sono quelle del il mio primo libro illustrato, una volta che mi sono trasferita a Londra a vivere e a continuare gli studi. I titolo era “Boo!, una piccola storia buffa di un topolino che spaventa a turno tutti gli animali della foresta. Era la prima volta che mi era stata commissionata un’intera storia da illustrare ed è stato molto emozionante.
Ti chiedo di definire il significato di illustrazione secondo la tua, di creatività.
L’illustrazione per definizione è una rappresentazione visiva legata a un testo scritto o a un prodotto. Il mio intento è sempre quello di rimanere attinente ai contenuti di partenza, ma allo stesso tempo di distaccarmene, creando a mia volta un contenuto visivo coerente ma anche personale. Parto dall’idea iniziale e cerco di portare il ragionamento un pò più in là. Credo che le mie immagini più riuscite siano quelle che fanno il loro “mestiere” di servizio al testo ma che viste fuori contesto possono vivere da sole e parlare a chi le guarda.
C’è un lavoro alla quale sei particolarmente legata?
Tra i progetti più recenti sono particolarmente legata a “Project Room #7”, un lavoro che ho realizzato per l’Archivio Pharaildis Van den Broeck a Milano. Lasciandomi ispirare dai materiali conservati nell’archivio-atelier ho realizzato una scultura, un quadro e un’animazione/installazione che costituiscono una riflessione sull’idea di ritratto. Creare delle opere entrando in relazione con il lavoro di un’altra artista é stata un’esperienza molto coinvolgente.
Per quanto riguarda l’editoria per ragazzi invece sono molto affezionata a “Il Pittore” il primo libro di Gianni Rodari che ho illustrato anni fa. Si tratta di una filastrocca che racconta di un pittore così povero, che non può permettersi i colori, così si rivolge ai padroni del Blu, del Giallo, del Verde e del Marrone, ma viene sempre cacciato a male parole. Finché d’un tratto scopre che c’è un colore senza padrone e capisce che può dipingere in libertà.
Come definiresti i tuoi personaggi?
I miei personaggi guardano quasi sempre negli occhi il lettore, a volte con aria interrogativa. Possono essere buffi e malinconici alcune volte enigmatici o pensierosi, svagati o assorti, spesso tutte queste cose insieme.
Qual è, a tuo avviso, il più grande illustratore di tutti i tempi?
Non mi è possibile menzionarne solo uno, sono esistiti ed esistono molti illustratori bravissimi con stili e caratteristiche diversissime tra loro. Posso citarne alcuni che sono stati molto influenti: Bruno Munari, Saul Steinberg, Richard Scarry, Peter Blake.
C’è qualcosa o qualcuno da cui trai ispirazione?
Praticamente da tutto. Attraverso la rete e i social guardo e salvo tantissime immagini di arte, architettura, design e moda, cucina, piante e animali che mi colpiscono. Preferisco però l’esperienza diretta e personale: ho un grande interesse per tutte le arti visive e performative, vado quindi spessissimo a teatro, a concerti, spettacoli di danza, esposizioni d’arte e al cinema. Visitare una mostra , assistere a una performance di danza o fermarmi ad osservare la vetrina di un ferramenta è un’esperienza visiva ed emotiva che si imprime più a lungo nel mio immaginario.
Ha un sogno nel cassetto?
No, in effetti non ho un vero e proprio sogno nel cassetto. Quello che spero è di continuare la mia attività artistica in modo stimolante e trasformativo.