La situazione tra Russia e Ucraina osservata da un altro punta di vista attraverso le parole della fotografa internazionale (con passaporto russo) Irina Lis Costanzo
Osservare la storia da un’altra angolazione perché, in questa grave tragedia, non ci sono vincitori: la fotografa Irina Lis Costanzo, con una carriera internazionale di rilievo, ci offre l’opportunità di comprendere il conflitto tra Russia e Ucraina da un altro punto di vista. Trapiantata in Italia, Irina non ha mai dimenticato le sue origini, allacciando relazioni professionali con i Paesi più a Oriente d’Europa tra cui, appunto, Russia e Ucraina. Il conflitto ucraino non porterà altro che distruzione e divisione tra i popoli. E riguardo alla presa di posizione di Armani e dell’Europa occidentale che ha chiuso al mercato russo, le sue idee sono ben chiare.
L’intervista a Irina Lis Costanzo
Una guerra silenziosa si sta consumando tra gli artisti russi con l’estromissione da qualsiasi evento ufficiale: qual è la tua posizione?
Faccio fatica a capire quale obiettivo vorrebbero raggiungere coloro che si sono scatenati contro i russi, all’estero. Nelle lingue slave c’è il detto: “Metti un imbecille a pregare il Dio, e si spaccherà la fronte” (battendo la testa per terra mentre fa gli inchini). Vorrei sottolineare, che queste iniziative sono singole e private, e non certo arrivano da persone di alto livello culturale. Qualsiasi uomo o donna, che decide di punire gli immigranti russi, sarà di livello come quel tassista di Milano che, avendo saputo che una mia collega (la sua passeggera), era russa, si è scatenato contro di lei sfogando tutta la sua rabbia su una donna che partecipa attivamente alla raccolta di aiuti umanitari a favore degli ucraini e ha tanti amici ucraini qui, in Italia. Una novità per me assurda è l’estromissione dei gatti russi nelle competizioni indette dalla Fife (Federazione Internazionale Felina); Ma non vi viene da ridere? A me sembra un’assurdità. Per fortuna, in alcuni Paesi, gli immigrati russi rimangono sotto protezione dello Stato che li ospita; le Università agevolano i pagamenti agli studenti provenienti dalla Russia al quale sono state bloccate le carte di credito e quindi l’impossibilità di fare i bonifici. In Olanda, se non sbaglio, hanno creato un servizio di aiuto e protezione per i russi del posto che subiscono il bulling legato alla nazionalità. Qualsiasi persona intelligente capisce che quello che oggi in Russia si deve chiamare “operazione speciale” non è tra i popoli, ma tra le forze maggiori; perciò è importante lasciare la libertà di espressione ai russi, almeno all’estero.
Anche la moda occidentale reagisce all’attacco del presidente Vladimir Putin chiudendo al mercato russo: è ragionevole, secondo te?
Non saprei giudicare questo fenomeno. Sarebbe più ragionevole, forse, destinare i soldi provenienti dalle vendite in Russia, all’aiuto ai profughi? Stiamo parlando di somme enormi. Potrebbero, insomma, gestire meglio la situazione attuale. Invece sì, hanno punito di nuovo il popolo russo, quello che dall’inizio dello scoppio della guerra si è schierato a favore dell’Ucraina. Ho tanti amici a Mosca, alcuni clienti, quelli con capacità di acquisto alta. Si pronunciavano contro, anche pubblicamente. Ora è vietato pronunciarsi, sono in ostaggio della situazione. Sperano che finisca questa assurdità. Punire loro? Cosa hanno ottenuto i brand? Sembra più che altro un’operazione di marketing. Per me, ad esempio, la sfilata di Armani senza la musica sembra una cinica operazione di marketing. Perché un vero aiuto è più pragmatico, non sono certo i gesti patetici. Maison Armani, dopo aver sfilato senza musica, ditemi, quanti profughi ucraini ha accolto, legalizzato; a quanti ha dato un sostegno economico?
In guerra, a perdere sono tutti: qual è la tua più grande paura? Temi che questo conflitto possa ripercuotersi sulla tua attività da fotografa?
Sono già, senz’altro, nella situazione difficile: lavoravo tanto sia con la Russia sia con l’Ucraina. I miei clienti russi e ucraini venivano in Italia e davano lavoro ai numerosi creativi freelance, oltre che agli alberghi, ristoranti, ecc … Sono rari i clienti italiani che guardano solo la parte artistica e la qualità per commissionare un lavoro. La maggioranza di loro, piuttosto, sceglie un fotografo italiano di livello più basso, che una fotografa di origine slava. Purtroppo è la verità che affronto da anni: la mia nazionalità è un grande svantaggio per il lavoro in Italia. Questo mi aveva spinto, all’epoca, a espandere il mio lavoro a livello internazionale. Ma la grande paura non è questa. È quella divisione forzata dei popoli, delle nazioni. Era bello il mondo, che aveva pochi confini, che ci permetteva lo scambio culturale, i viaggi in serenità, la pace. Ho paura che stiamo precipitando verso il mondo tagliato in due. Non è mai un bene.
Parte della tua famiglia è rimasta in Bielorussia: temi un possibile espandersi del conflitto oltre i confini e quindi, per la loro incolumità?
Sì, la paura c’è. Le truppe russe sono dislocate a circa 300 km dalla casa dei miei, e sembra che da quel punto vengano lanciati i missili contro l’Ucraina. Storicamente, la mia povera terra non ha potuto evitare nessuna delle guerre nate attorno. Quindi, basta poco per trovarla devastata di nuovo. È una tragedia con la quale ormai mi sveglio e vado a dormire, ogni giorno. Dovesse espandersi il conflitto, noi siamo prossimi …
Qual è il tuo auspicio per questa grave tragedia umanitaria?
Come quello di ogni persona sana; che finisca subito, per poter iniziare la fase di riparazione, di guarigione. Già oggi ci sono troppe vite perse inutilmente, troppi destini rovinati. Pace. Auguro pace a tutti noi. Ecco!