CON L’ARTE IO MANGIO… un artista in cucina. L’artista che cucina per me
Andrej Mussa, un situazionista interdisciplinare ospite nella cucina di un artista contemporaneo. Appuntamento con Michelangelo Salvatore.
…Quello che un artista di suo mi prepara io mangio. L’Arte come “qualcosa che avviene”.
Andrej Mussa inventa incontri periodici nella cucina domestica di un artista contemporaneo, da qui nasce la rubrica “con l’arte io mangio”: un’indagine interdisciplinare che indaga il rapporto tra un artista e le sue abitudini culinarie.
L’happening collocato in una trama strutturale spazio/temporale, in questo caso domestica. Il cibo e la sua lavorazione come parte integrante dell’opera. Una rappresentazione artistica conviviale che resterà nella memoria o nella documentazione come tempo vissuto.
Michelangelo Salvatore, e la transumanza del nuovo ritrattismo italiano…
Monticare, fase iniziale della transumanza pittorica (primavera), quando l’alpeggio dell’artista è rappresentato dalla preparazione di fondi colorati… Demonticazione, è il successivo trasferimento (autunno-inverno), dove l’artista sul fondo preparato traccia con una grafite il segno intercalato dei volti.
Si può tranquillamente affermare che la pittura di Michelangelo Salvatore si manifesta in certi periodi dell’anno.
Podolica… è la pittura di Michelangelo. Un primitivismo contemporaneo originato da “invasioni barbariche”.
Come un Caronte contemporaneo, l’artista comasco con le sue opere in serie traghetta l’arte verso sponde incontaminate; primitivi luoghi (ri)volti al passato, ma con gli occhi dei protagonisti trapiantati a futura memoria…Un caciocavallo podolico, dei peperoni essiccati e la
pasta è asciutta…
Michelangelo sui fornelli è un alchimista. Gli ingredienti di un territorio avo (Casalbore) mi accompagnano nella transumanza di un caciocavallo dove il pascolo di vacche podoliche è povero, poca è l’acqua ma nobile è la terra con i suoi prodotti. La razza podolica, è una razza di origine ucraina introdotta durante le “invasioni barbariche”, qui, trova il suo ambiente ideale. Lo scorrere del tempo è un pascolo. Il ricordo riportato dal rumine alla bocca.
Tutte le paste asciutte prendono poi il nome dal condimento che li accompagna. In Italia è sicuramente il piatto che più di tutti rappresenta un territorio. Nella cucina lucana del pittore Michelangelo Salvatore, l’uso più ricorrente per condire la pasta è quello di privare un peperone della sua natura, dal picciolo e dai semi per essere poi “scottato” in olio bollente per pochi secondi. L’escursione termica fa sì che l’ortaggio diventi “crusco”, cioè croccante, impiegato poi come aroma in polvere. Oro rosso della Basilicata, prima dolce e poi piccante.
Mi siedo a tavola, migrante come un Re magio in un presepio di volti intercalati nel tempo…