La passione per la natura e la generosità nascosta di un vulcano: il vino buono dei Campi Flegrei
Tutto ha inizio con madre natura, che richiama fortemente a sé Peppino Fortunato, che di diventare ingegnere proprio non ne vuole sapere. A lui piace stare all’aria aperta, coltivare i campi, sentire le zolle di terra sotto gli stivali. L’incontro con Sandra Castaldo (che diventerà sua compagna di vita) lo condurrà nell’apicoltura prima e nella viticoltura dopo, con la fondazione della cantina Contrada Salandra nel 2005.
La cantina è localizzata sulle Coste di Cuma (Campi Flegrei) in via Trepiccioni, area che sulle vecchie mappe catastali è indicata come vicinale Contrada Salandra. Nel vitigno, le api hanno trovato il loro habitat naturale; migliorano la fertilità del terreno impollinando le piante presenti tra i filari, coadiuvando nella buona resa del vino. Non è un caso, infatti, che le etichette vedano protagonista proprio l’insetto.
La produzione, si legge sul sito dell’azienda, si concentra su vitigni autoctoni pre fillosserici (a piede franco): Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegrei.
La vite Falanghina produce un buon vino bianco con grado alcolico di 13° (minimo 11°). Autoctono della zona di Benevento, alla vista presenta dei riflessi verdognoli su giallo paglierino. Annusandolo si può respirare un buon profumo di camomilla mista al tiglio; la polpa del melone e della pesca. Con il passare degli anni, libera note affumicate, fieno e idrocarburi. Il vino Falanghina era già diffuso ai tempi degli Anti Romani e prende il nome dalla coltivazione a falanga, che prevedeva la legatura dei fusti della vite a un palo. I suoi, sono acini sono piccoli, rotondi e giallo intenso.
Il Piedirosso, anche questo è un vitigno autoctono della Campania. Già Plinio il Vecchio lo descrive nella sua Naturalis Historia tra il 78 e il 79 d.C. Il nome deriva dalla colorazione del pedicello e della rachide di color rosso violaceo intenso che per somiglianza di tono si associa alla zampa dei colombi. Al naso si percepiscono note di frutti rossi come la ciliegia, la mora e la susina con riflessi di spezie quali liquirizia e pepe, acquisite col tempo. La pietra vulcanica, nel caso del Piedirosso di Contrada Salandra, dona una nota di pietrafocaia o fiammifero.
Nei terreni, così come in azienda, il tempo viene scandito con i ritmi naturali. L’agricoltura integrata e la cura dei vitigni autoctoni fanno, dell’azienda, una realtà campana sostenibile. Secondo Peppino e Sandra, la mano dell’uomo deve accompagnare e mai sostituire.
L’azienda ha collezionato differenti premi e riconoscimenti dalla sua fondazione con Slow Wine, Tre Bicchieri di Gambero Rosso e Vini Buoni d’Italia. Clicca qui per scoprirli tutti.