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FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX)

FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX), la mostra

Manca poco alla chiusura della straordinaria mostra che racconta il meglio della moda fatta in Italia, nel 1950. Vi diamo alcuni motivi per non perderla

Chiuderà i battenti il prossimo 14 gennaio 2024 e vogliamo invitarvi a non perdere l’occasione (unica) per vedere l’importante mostra sul Made in Italy presso il Museo Boncompagni Ludovisi di Roma. FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX) racconta la fiorente attività sartoriale attiva in Italia durante la metà del XX secolo. Nata da un’idea Stefano Dominella presidente onorario della maison Gattinoni, in collaborazione con l’Accademia del Lusso (ente italiano di alta formazione specializzato nella preparazione di profili creativi e manageriali per settori moda e design), l’esposizione ripercorre i fabulous fifty grazie all’intensa attività di scambio culturale avvenuta sull’asse Italia/Hollywood. Alcuni abiti, provenienti dall’archivio privato di Dominella, sono firmati da stilisti dal calibro internazionale come CarosaFernanda GattinoniTizianiSchuberthAntonelliFabiani andando ad aggiungere un tassello importante al valore del cultura del costume italiana, nel mondo.

FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX). La locandina

Villino Ludovisi accoglie la mostra FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX)

Un edificio a forma di parallelepipedo, ornato da lesene e un finto colonnato con capitelli che danno un movimento geometrico alla facciata, ospita la mostra FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX). Edificata tra il 1901 e il 1903 sotto progetto dell’architetto romano Giovanni Battista Giovenale su commissione del principe Luigi Boncompagni Ludovisi, la struttura si sviluppa su due piani con seminterrato e ammezzato e si ispira agli hôtel particulier parigini (grandi dimore lussuose a forma di palazzo, abitate da una o più famiglie) su stile Barocchetto (tardo Barocco), donato dalla principessa Blanceflor de Bildt Boncompagni allo Stato italiano nel 1972 e oggi diventato un museo.

Perché devi vedere la mostra capitolina che omaggia il Made in Italy

Gli anni subito dopo la Seconda Guerra Mondiale sono stati un trionfo per il settore tessile-moda del nostro Paese. Questa evoluzione ha attratto l’industria cinematografica hollywoodiana che, attraverso il sostegno finanziario del Piano Marshall (European Recovery Program), messo in atto nel 1947, ha rivitalizzato la nostra fabbrica del sapere. Accendendosi i riflettori sui couturier nostrani, iniziano i primi contatti con il Bel Paese, determinando una collaborazione fiera, che vede protagonista Roma e la sua Cinecittà. Se da una parte La Dolce Vita porrà l’attenzione sulla cinematografia italiana, dall’altra è possibile ammirare il costume indossato da Audrey Hepburn nel film Guerra e pace (1956) di King Vidor. L’abito, realizzato in gazar di seta con piccoli cavallini ricamati in velluto blu botte, è stato disegnato da Fernanda Gattinoni. Le differenti stanze di un wunderkammer tra moda e cinema, accolgono alcuni tra i capolavori della moda italiana, indossati da star internazionali e nostrani in occasioni importanti come, ad esempio, il vestito disegnato da Fernanda Gattinoni per Anna Magnani in occasione della presentazione del film Bellissima di Luchino Visconti nel 1952.

L’articolo è firmato da Stefania Carpentieri

Stefania Carpentieri
Author: Stefania Carpentieri

Ho fondato Mirabilia Magazine per un clic sbagliato. Senza ragionarci e senza la consapevolezza di averlo fatto. Ho lavorato sempre per gli altri avendo poca soddisfazione. Gli anni nell'editoria legata alla moda, bastano. Ora è il momento di guardare avanti. Sono un sagittario, capirete.

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