Le foto di Paolo Pellegrin, in mostra a Venezia. Il fotoreporter porta in laguna i suoi reportage di guerra e non solo
Sino al 7 gennaio 2024, Le stanze della Fotografia, iniziativa congiunta tra Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini, accoglie l’antologica di Paolo Pellegrin, fotografo romano di fama internazionale, apprezzato per i suoi lavori in zone di guerra e per aver immortalato i volti segnati dal dolore, della gente colpita da azioni belliche. Paolo Pellegrin. L’orizzonte degli eventi è tra le mostre più attese a Venezia per questo autunno/inverno.
A cura di Annalisa D’Angelo e Denis Curti, l’esposizione si propone di testimoniare il grande lavoro di Pellegrin, impegnato a immortalare il turbamento psicologico delle vittime di azioni spregiudicate dei potenti. Non solo: Paolo, vincitore di undici edizioni del World Press Photo Award e membro dell’agenzia Magnum dal 2005 è testimone, attraverso il suo obiettivo fotografico si fa spettatore dei cambiamenti climatici in atto, producendo immagini d’archivio e di reportage che si pongono come documenti che testimoniano la forza della natura che si ribella agli atti criminali degli essere umani.
Fragili e al contempo devastanti, le fotografie di Pellegrin raccontano i decenni di fatiche del fotografo classe 1964, impegnato sul fronte e nelle zone devastate dalla furia degli eventi climatici. Gli scatti, infatti, narrano i conflitti da Gaza e Beirut sino alle incursioni in Ucraina, restituendoci il male scaturito dall’avara voglia di potere che si rifà, per elargire la sua onnipotenza, sui più deboli. Inoltre, descrivono le zone colpite da alluvioni e rase al suolo dall’ira del maltempo, come l’uragano in Giappone, gli incendi in Australia, e i fenomeni intensi in Groenlandia, Namibia e Islanda.
“L’orizzonte degli eventi, nella fisica, è la zona teorica che circonda un buco nero, un confine oltre il quale anche la luce perde la sua capacità di fuga: una volta attraversato, un corpo non può più andarsene, se oltrepassa quel limite scompare del tutto dalla nostra vista“, spiega Annalisa D’Angelo, curatrice della mostra. “Nella sua lunga carriera di fotografo, Pellegrin tenta più volte di oltrepassare l’orizzonte, di entrare nel buco nero della storia, provando a superare gli ostacoli. E il suo mezzo per oltrepassare l’orizzonte e uscire idealmente dal buco nero è la fotografia, intesa come tramite, come un ponte ideale in un rapporto in cui lo spettatore gioca un ruolo fondamentale“.