110 anni di leggerezza per la maison milanese: Miuccia e Simons: “In questa collezione volevamo concentrarci sul lavoro, sui metodi e sull’artigianalità”
Unisex, giacche strutturate in una palette di colori generosa di austerità: nessun coup de théâtre per la maison milanese, che presenta la sua collezione primavera/estate 2024. Miuccia Prada e Raf Simons, però, focalizzano l’attenzione sull’artigianalità, perché il vero lusso è handmade.
Mario Prada, abile maestro pellettiere. 1913. Un nome, una storia tutta da scrivere. Un’avvincente intuizione che ha saputo raccontare l’evoluzione di una società lungo due gravi conflitti mondiali; ha vissuto la migliore età dell’arte italiana del Novecento; ha saputo raccontare i gusti della gente con fare personale, in modo che l’estetica essenziale ed essenzialista arrivasse tra la borghesia prima e alle nuove generazioni, poi. Pelletteria e poi prêt-à–porter (la prima sfilata del marchio risale al 1988 con la presentazione della collezione autunno/inverno 1988).
Per la primavera/estate 2024 di Prada, l’esercizio è semplice e ripetuto ormai da tempo: movimento e fluidità come diktat di un marchio.
I ricami realizzati interamente a mano e le frange sono il leitmotiv del defilé; a loro, il compito di spiegare l’idea del movimento e della fluidità inteso dal duo di stilisti. Organza effetto nuvola che non permette, però, di far intravedere la pelle nuda sotto i vestiti, micro shorts che si lasciano abbinare a iconiche giacche strutturate dalle larghe spalle. Ciò che rivela la presentazione è un cliché rigoroso che continua a piacere perché firma accessoria di un’idea.